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Suddividere un software nelle relative funzioni base ed evitare le insidie dell’approccio monolitico con un’architettura a microservizi. Cosa sono?

Con l’avvento del Cloud Computing e delle tecniche di containerizzazione – Kubernetes e Docker – i team di sviluppo hanno assistito all’affermazione di un nuovo approccio architetturale, i microservizi. Questa soluzione di tipo enterprise si differenzia dal modello monolitico perché basata su un’infrastruttura distribuita che suddivide un software nelle sue funzioni di base.

Ciascuna di esse corrisponde ad un servizio di piattaforma indipendente dagli altri. In questo modo, se da un lato gli aggiornamenti di una componente comportano degli errori, dall’altro l’eventuale criticità non determina il blocco dell’intero sistema. Ne derivano scalabilità, gestione dinamica dei cicli di sviluppo e facile integrazione di nuovi elementi.

Perché gestire il deployment dei tuoi microservizi con DMP?

DMP è una piattaforma distribuita e collaborativa basata su componenti ridondate che comunicano con layers indipendenti di monitoraggio. E i servizi EDI, Peppol e E-Invoicing sono ripartiti tra più istanze all’interno di una Virtual Private Network in Cloud. Così facendo, i team – dall’area IT al Business e Strategy – possono lavorare contemporaneamente e creare tempestivamente valore grazie ad una Digital Platform scalabile in Cloud.

In definitiva, cosa contraddistingue un’architettura a microservizi come DMP? I microservizi sono:
distribuibili in contenitori, ridondanti e scalabili;
facili da monitorare in real time grazie ad interfacce ben definite;
configurabili con componenti esterne;
estremamente affidabili;
gestibili da piccoli team di sviluppo;
infine, sicuri da modificare e distribuire grazie alla Continuous Integration & Deployment.

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